Negli anni ‘20, gli agricoltori tedeschi si accorsero del vicolo cieco in cui si stava dirigendo l’agricoltura industriale. Chiesero dunque a Rudolf Steiner qualche consiglio per costruire una agricoltura per il domani, adatta a nutrire l’uomo e la terra e non ad avvelenare ed avvilire il primo e a spogliare e saccheggiare la seconda. Nel ciclo di conferenze che tenne, Steiner ci fece dono di una meravigliosa sintesi di sapere che si perde nella notte dei secoli e mette le radici nell’antica India, nelle conoscenze degli antichi egizi, dei monaci medioevali, in tutta la corrente ermetica ed esoterica, negli studi scientifici di Goethe. Da quel ciclo di conferenze nasce l’agricoltura biodinamica, ad oggi probabilmente il più naturale e libero metodo agronomico che conosciamo. L’agricoltura è la scelta più innaturale che esiste, in natura non esistono né campi di grano né vigneti. La natura segue i suoi tempi e i suoi ritmi. L’uomo, con la sua intelligenza, la sua volontà e la sua creatività può fare agricoltura, ma può farla in modo sostenibile solo seguendo le leggi della natura, usandole e mettendole al suo servizio nell’ambito di un rapporto di profondo rispetto. Solo il delirio di onnipotenza dell’uomo moderno ha potuto pensare di fare una agricoltura totalmente estranea alle leggi della natura.
Il bravo vignaiolo non fa il vino, lo accompagna nel suo farsi. Non ha bisogno di artifici perché tutto gli viene donato. Se si sapesse quanti tipi di sostanze vengono aggiunte all’uva e al vino dalla moderna viticoltura/enologia, saremmo tutti talmente spaventati da non volerne più sapere di quello che chiamano il vino. Ed è ovvio che ciò che viene detto per il vino vale per tutti gli altri prodotti agricoli trasformati, in primis il pane. La trasformazione del prodotto agricolo attraverso la fermentazione è un processo talmente meraviglioso che è avvolto in una sfera di sacralità, tanto che in tutte le religioni del mondo è proprio il prodotto fermentato ad essere assunto come tramite con il divino: si pensi al pane e al vino della religione cattolica. Il vignaiolo ha il compito di portare in cantina uve sane e vitali vivendo ed operando in sintonia con la natura. L’enologo ha il compito di indirizzare i naturali processi fermentativi ed evolutivi, di osservarli e di valutare quando un vino è pronto per essere imbottigliato.
La struttura e i fenomeni che caratterizzano il nostro pianeta hanno profonde analogie con la struttura ed i fenomeni che caratterizzano l'essere umano. Osservando l'immagine dell'uomo vediamo che è tripartita:
Osservando quanto accade nel sottosuolo, alla superficie del suolo e sopra il suolo, possiamo riscontrare una similitudine rovesciata con l'immagine dell'uomo:
Anche la pianta può essere vista nella sua tripartizione fisica che corrisponde a quella dell'uomo rovesciato:
L’uomo non è un essere vivente “superiore” alle leggi della natura, ma è parte integrante della natura. Non può pensare di dominarla perché ciò significherebbe snaturare sé stesso, creando un ambiente disorientato, disequilibrato, e conseguentemente poco ospitale per la vita e incapace di donare prodotti agricoli di carattere e vitalità.
Il grande vino nasce quando l’uomo è in sintonia con le energie della natura, solo l’uomo sa creare la spinta di amore che determina la fusione completa tra vino e natura.