Riteniamo la nuova normativa sul vino biologico troppo permissiva e ben lontana da un reale approccio naturale, ecosostenibile ed esente da prodotti nocivi per la salute umana.
Secondo noi, un vino deriva da uve figlie del terroir, valorizzate assecondando le naturali caratteristiche del terreno e del clima, e difese in modo ecosostenibile privilegiando opportune strategie agronomiche alla somministrazione di prodotti che, nel caso di un loro utilizzo, siano naturali e non tossici per gli esseri viventi. In cantina l’obiettivo è vinificare senza aggiungere nulla, estraendo e utilizzando con sapienza solo ciò che è presente sulle uve e nelle uve, al fine di ottenere un vino unico, qualitativamente emozionante, digeribile e sano per la salute umana.
Il vino non si fa solo con la scienza e col sapere. Se è vero che la sperimentazione e lo studio ci forniscono gli strumenti per operare, è altrettanto vero che è la sensibilità umana che ci permette di individuare la strada da seguire per interpretare al meglio le espressioni del terroir. L’uva e il vino vanno ascoltati, capiti, amati. Creare vino è arte, l’enologo valorizza le singole uve col suo vino, così come il pittore valorizza i singoli colori della sua tavolozza col suo quadro. La pianta è viva, l’uva è viva e così anche il vino deve essere vivo, capace di evolvere nelle bottiglie così come nel bicchiere, capace di crescere, maturare e invecchiare. Il vino diventa arte quando è unico, in quanto figlio dell’uomo, figlio della terra, figlio del clima, esempio di biodiversità.
I viaggi in oriente hanno stimolato la conoscenza e l’approfondimento dei concetti energetici legati alla maturazione dell’uva ed al passaggio delle energie contenute nel vino. Nulla si crea, tutto si trasforma. La scienza identifica la stabilizzazione enologica con una serie di processi spontanei o indotti basati sulla precipitazione delle sostanze instabili, ma precipitazione significa eliminazione, quindi impoverimento. Il nostro concetto di vinificazione non si basa sulla materia in quanto tale, ma si concentra sull’equilibrio dei microrganismi e sull’accumulo di energia vitale ed informazione memorizzata dall’acqua che caratterizza il complesso sistema di legami e reazioni tra gli atomi ed i costituenti dell’uva prima e del vino poi. Uve e vini vitali, ricchi di energie e microrganismi sani e tipici, sono meno soggetti ai processi che causano le precipitazioni e gli impoverimenti, in quanto utilizzano naturalmente la loro energia per trattenere i propri costituenti trasformandoli in sostanze più stabili. Solo ciò che è morto precipita, ciò che è vivo cresce ed evolve. I concetti energetici applicati ad alcuni vini della vendemmia 2011, ed a tutti i vini a partire dalla vendemmia 2012, hanno determinato sedimentazioni scarse o quasi inesistenti e vini dotati di maggior struttura, caratterizzati da un complesso bagaglio aromatico in continua evoluzione, vini vivi che sanno di uva. L’approccio energetico non si basa sul sapere e sulle nozioni scientifiche, ma sulla capacità di percepire le vibrazioni, di agire secondo istinto e di usare le energie vitali per convertire energia.