Lo scopo prioritario del lavoro nei vigneti di Cà del Vént è quello di ospitare piante longeve e vitali, in grado di produrre senza stress uve sane, mature e fortemente caratterizzate dal suolo e dall’andamento climatico dell’annata, al fine di ottenere vini ricchi di personalità ed energia, irripetibili da anno ad anno, capaci di emozionare e di valorizzare il nostro territorio. Questo lavoro diventa “nobile” se condotto assecondando e rispettando la natura, quindi producendo vino in modo totalmente ecosostenibile. Nel caso della difesa della vite, ciò si traduce nell’eliminazione di rame, zolfo, prodotti di sintesi e, più in generale, nel non utilizzo di qualsiasi sostanza nociva o potenzialmente nociva nei confronti dell’uomo, degli animali, dei microrganismi e delle piante. Consci che ciò ad oggi non è ancora possibile, cerchiamo ogni anno di acquisire conoscenza ed esperienza in fatto di viticoltura naturale. Conoscenza tramite studi, ricerche, approfondimenti e confronti, esperienza tramite sperimentazione pratica nei nostri vigneti. Anche se ammessi in viticoltura biologica, il rame è fitotossico, facilmente accumulabile nel suolo, e fortemente aggressivo nei confronti dei microrganismi del terreno, lo zolfo è invece tossico principalmente nei confronti dei microrganismi presenti sulla superficie epigea della vite. Una difesa “Bio” non è automaticamente sinonimo di “non inquinante”, tanto è vero che alcune sostanze di sintesi usate in viticoltura è scientificamente provato abbiano impatto ambientale inferiore a rame e zolfo (non è invece certo l’effetto sull’uomo e anche a livello etico il loro utilizzo è discutibile, ma è pur vero che anche rame e zolfo sono tossici per l’uomo; questi sono aspetti di grande interesse, grande mistero scientifico, che necessitano di un approccio obbiettivo e non schierato per una corretta valutazione e risoluzione del problema). Attualmente usiamo rame e zolfo per la difesa del vigneto, cerchiamo però di limitarne sempre più le dosi e per tale ragione abbiamo aderito con interesse alla sperimentazione Spevis-Vinnatur sui corroboranti.
Oltre a noi, altre 10 aziende in Italia hanno aderito al progetto. I corroboranti utilizzati sono dei fertilizzanti a base di estratti di lievito, alghe e microelementi; sono stati scelti 3 diversi formulati, registrati come fertilizzanti. L’assorbimento per via fogliare dovrebbe rinvigorire la pianta, renderla meno sensibile ai patogeni ed attivare le naturali difese nel caso di infezione. Nelle zone meno sensibili agli attacchi di peronospora e oidio, i corroboranti dovrebbero garantire una certa azione di protezione nel caso di attacchi blandi o graduali da parte dei patogeni. Nelle zone storicamente caratterizzate da forti attacchi dovrebbero invece essere vantaggiosamente impiegati per una protezione di base, ricorrendo poi a rame e zolfo nei momenti particolarmente difficili. I vigneti di Cà del Vént, essendo tutti ubicati in zone collinari ventilate, sono solitamente poco colpiti da peronospora, mentre più sensibili agli attacchi di oidio.
L’intero campo prova è stato dedicato alla sperimentazione, in 4 filari (segnalati con bandierine) non è stato distribuito nessun tipo di prodotto di difesa per tutta la campagna, nei rimanenti filari sono stati distribuiti i corroboranti. La somministrazione è stata effettuata con un comune atomizzatore, sulla base degli stadi fenologici e non sulla base del grado di sviluppo della malattia.
L’annata climatica è stata poco piovosa durante i mesi primaverili, dunque con sviluppo peronosporico nella norma. Ci sono stati invece tre forti eventi temporaleschi a inizio estate, intervallati da giornate calde, soleggiate e ventilate, si sono dunque repentinamente verificate condizioni molto favorevoli alla comparsa di oidio. Da allora non ha più piovuto per tre mesi esatti, quindi le infezioni di mal bianco si sono sostanzialmente mantenute stabili, non essendosi verificate le condizioni per un ulteriore sviluppo del fungo.
Su testimone non trattato si sono evidenziati sintomi di peronospora su grappolo già in fase di post-fioritura, danno stimato intorno ad un 10% circa della produzione totale, che si è mantenuto sostanzialmente tale fino a raccolta. Rarissimi riscontri di macchie d’olio su foglie. L’alternanza umido-secco di inizio estate ha invece evidenziato importanti necrosi da oidio su grappolo, praticamente presenti in ogni pianta. Sono stati colpiti circa il 15% dei grappoli. Le infezioni di oidio non si sono quindi propagate sui grappoli sani, a causa dell’assenza di piogge; i grappoli sani sono stati vendemmiati, quelli colpiti si sono invece disseccati. Sintomi di oidio su foglia si sono evidenziati solo in fase di maturazione avanzata o post-raccolta. La perdita di uva complessiva è stata quindi del 25% circa (10% peronospora, 15% oidio) della produzione totale.
Nei filari difesi coi corroboranti non si sono notate differenze marcate rispetto ai testimoni non trattati, stessi sintomi, stessa intensità del danno. Solo il Cabernet sauvignon ha evidenziato una minor percentuale di grappoli colpiti da oidio (10% invece che 15%).
La sperimentazione non ha evidenziato significative differenze tra i filari testimone e quelli trattati, quindi l’azione dei corroboranti è risultata limitata o addirittura assente. Anche in una annata poco propensa allo sviluppo delle malattie, l’utilizzo dei soli corroboranti non si è dimostrato sufficiente per ottenere uva completamente sana, fattore per noi fondamentale. Si è reso necessario un trattamento non previsto con rame e zolfo in pre-invaiatura per fermare l’azione dell’oidio e per “disinfettare” le foglie e i grappoli colpiti da peronospora. Inoltre la presenza di malattie favorirà probabilmente attacchi più aggressivi nelle annate successive.