Vitalità dei suoli 2014

 

INTRODUZIONE


Vitalità del terreno: quante volte sentiamo dire “il mio terreno è vivo” oppure “ se fai il diserbo il terreno muore”… Il concetto di “Vita” è fondamentale, infatti senza “Vita” nel terreno non c’è pianta che può crescere. Ma il terreno è un patrimonio complesso, molto articolato, è il vero patrimonio dell’azienda solo quandoè “fertile”, quindi quando è “vivo”. La definizione di salute del suolo, pur essendo simile a quella di qualità, ha un valore prettamente ecologico e si riferisce al suolo come organismo vivente e dinamico. Il problema, allora, è misurare quanta vita c’è nel terreno per diventare consapevoli delle potenzialità di “salute”, produttive e qualitative delle viti in esso piantate.

Il terroir viene definito, sintetizzando, come l’insieme delle condizioni geoambientali e delle componenti socio-economiche e culturali che conferiscono ad un prodotto caratteristiche di tipicità ed unicità difficilmente riproducibili altrove.

Un importante apporto al concetto di terroir è dovuto all’azione del corredo microbiologico del terreno, vero e proprio tramite tra il suolo e le piante. Il Dna di un vitigno è formato da diversi nucleotidi, che sono come delle pagine di un libro. Il territorio non è in grado di leggere tutto “il libro”, ma solo alcune pagine. Questo aspetto, unito alla vocazionalità della vite verso le forze “di terra”, spiega come la vite possa produrre uva con espressioni diverse e caratteristiche a seconda del luogo che la ospita. Ma chi decide quale pagina il territorio andrà a leggere? A livello di cellule vegetali, sono le proteine della membrana che determinano l’ingresso nella cellula o meno del singolo elemento. Per quanto riguarda l’assorbimento radicale invece, l’ingresso attraverso la membrana cellulare è preceduto dal passaggio dei nutrienti attraverso la rizosfera, una striscia millimetrica situata fra la radice e il terreno, costituita soprattutto da microrganismi (funghi batteri…). Qui vi si concentra una popolazione di 10 milioni di microrganismi/grammo, microrganismi che sono parte stessa della pianta poiché se ne nutrono; quasi il 20% delle sostanze prodotte dalla pianta difatti vengono utilizzate per alimentare questi ospiti della radice. Ma dall’altra parte anche la pianta trae giovamento da essi in quanto senza la loro “pre-digestione”, non sarebbe da sola in grado di assorbire i nutrienti necessari; si ha sostanzialmente ciò che in natura prende il nome di associazione simbiotica (simbiosi). Sono state accertate variazioni notevoli nelle proprietà organolettiche e nel profilo aromatico confrontando al naso elettronico prodotti ottenuti da piante micorrizate (vino, basilico, mais, ortaggi vari…) con prodotti identici ottenuti da piante scarsamente o per nulla micorrizate. I risultati attesterebbero differenze nell’intensità degli aromi anche molto sensibili con punte del 200-300%, ed un bouquet di odori nei prodotti con micorrize molto più vario e complesso. Esistono preparati commerciali a base di micorrizze che possono essere diluiti in acqua e distribuiti in vigna, ma la qualità del lavoro delle micorrizze cresciute spontaneamente in un determinato luogo, ed in equilibrio con esso, è certamente molto superiore rispetto a quella dei preparti commerciali. È da rimarcare che l’industrializzazione e l’inquinamento hanno grandemente ridotto le popolazioni di questi microrganismi, e ciò andrebbe a confermare le percezioni dei nostri nonni, i quali molto spesso lamentano uno scadimento dei profumi, dei sapori e della qualità dei nostri prodotti agricoli.


SPERIMENTAZIONE 2014


Nel primo dei 3 anni dedicati a questo studio si sono scelte due aree tra le 13 microzone di Cà del Vént. Per ogni microzona si sono effettuati 3 prelievi di suolo. Lo scavo è stato eseguito eliminando il primo strato di 10 cm circa, quindi lavorando con vanga e piccone fino a 40cm circa di profondità. La terra estratta dai 3 scavi è stata amalgamata in un secchio, quindi posta in un sacchetto in modo da ottenere un campione di circa 1kg. Durante gli scavi è stata prestata attenzione agli odori della terra, alla presenza di lombrichi, al colore delle radici e del suolo; osservazioni che si uniranno ai “freddi” numeri che arrivano dalle analisi.

ANALISI CHIMICO-FISCIHE E BIOLOGICHE ANNO 2014

  MICROZONA “B” MICROZONA “L”
pH 8,1 8,2
Sostanza organica (%) 1,52 2,6
C.S.C. (meq/100g) 24,9 24,3
C/N 8,18 16,72
Azoto tot. (mg/kg) 1080 904
Fosforo ass. (Olsen ppm) 11 25
Potassio scamb. (ppm) 192 308
Zolfo (ppm) 2 4
Calcio scamb. (ppm) 5534 5179
Magnesio scamb. (ppm) 101 137
Boro tot. (ppm) 0,76 0,84
Ferro tot. (ppm) 92 83
IPC 26 29
Manganese tot. (ppm) 53 82
Molibdeno (ppm) 0,02 0,02
Zinco tot. (ppm) 12,3 14,9
Conducibilità elett. (mmhos) 0,42 0,42
Sodio scamb. (ppm) 15 20
ESP (%) 60 82
Calcare attivo (%) 22 20
Calcare tot. (%) 37 34
Rame tot. (ppm) 106 167
     
INDICE DI BIOMASSA 398 319
QUOZIENTE DI RESPIRAZIONE 17,4 18,7
     
Sabbia'(%) 46,4 42,3
Limo'(%) 34,5 36,7
Argilla'(%) 19,1 21
Scheletro (%) 0 0
Tipo di suolo Medio impasto Medio impasto

 

INTERPRETAZIONE DELLE ANALISI


Parte Chimica:

MICROZONA B: la caratteristica principale è l’elevato contenuto di calcare attivo e totale; ciò condiziona la struttura del terreno, il suo compattamento, il suo modo di interagire con le radici della vite. Un terreno calcareo è ideale per produrre vino di qualità, ma essendo difficile da “addomesticare” necessita di alcune attenzioni agronomiche. Il livello di S.O. è migliorabile con letamazioni, trinciatura di erba e sarmenti in vigna, concimazioni organiche, stimolazione del ciclo del carbonio. Il rapporto C/N è medio-basso, questo significa che c’è una veloce tendenza alla trasformazione della S.O. in azoto (infatti il valore di N è più alto rispetto alla microzona L, nonostante la notevole quantità in più di S.O. di quest’ultimo terreno). Aumentando l’attività del ciclo del carbonio, non solo migliora la quantità di sostanza organica, ma anche il ciclo dell’azoto avrà più alimento da trasformare, migiliorando così la dotazione azotata. Tutti gli elementi minerali sono attualmente presenti in modo più che sufficiente per le necessità della vite, ricercando la perfezione si può operare aumentando leggermente l’azoto (come detto col suo ciclo). Il livello del rame è medio-alto, agronomicamente non è un dato positivo, ma è un problema che hanno tutte le aree a forte vocazione viticola, dove si coltiva uva da centinaia di anni, e quindi dove si è dato tanto rame nel passato. Negli anni si ridurrà tale dato, da un lato eliminando (o limitando a poche centinaia di grammi/anno) la distribuzione di rame grazie ai risultati della sperimentazione su acque informate e frequenze, dall’altro valorizzando la sostanza organica e quindi anche la sua capacità di chelare in rame e perderlo per percolazione.

MICROZONA L: come per la microzona B, è elevato il livello di calcare attivo e totale, però qui la quantità di S.O. è buona in quanto il rapporto C/N è spostato verso il Carbonio; in questo caso, al contrario di quello che faremo nella microzona B, valorizzeremo il ciclo dell’azoto. I valori nutrizionali minerali sono buoni o molto buoni, non ci sono carenze nel terreno. E’ bene favorire la competizione per il potassio in modo da limitare il suo assorbimento nella pianta (è uno dei responsabili dell’amaro nei vini spumante). Il livello di rame anche in questo caso è abbastanza alto e valgono le stesse stragegie descritte sopra.


Parte Biologica:

in entrambi i casi è molto alta la quantità di biomassa, ossia il terreno è ricco di microrganismi e quindi di vita. Il dato della microzona B è superiore a quello della microzona L nonostante ci sia meno S.O. (esiste una correlazione positiva tra quantità di Biomassa e quantità di S.O.). Probabilmente ci sono molti batteri azotofissatori e più funghi in quanto il vigneto è più vecchio. Avere un vigneto vivo significa che si è lavorato bene in questi anni e abbassando il rame la situazione non può che migliorare ulteriormente.

Sappiamo che abbiamo tanti microrganismi, ma lavorano? I Quozienti di Respirazione, ossia l’entità del lavoro dei microrganismi, sono leggermente bassi rispetto allo standard (valori ottimali da 20 a 40 circa): significa che i microrganismi respirano abbastanza bene, ma se avessero a disposizione più ossigeno lavorerebbero ancora meglio. I valori sono però decisamente alti se si considera l’elevata quantità di calcare nei due terreni, non è semplice superare 20 in un terreno calcareo. Dunque la situazione è più che buona, probabilmente migliorabile favorendo lo sviluppo radicale di vite ed essenze spontanee, aumentando la sostanza organica (migliora la porosità), favorendo ulteriormente lo sviluppo di insetti e piccoli animali sotterranei. C’è inoltre da considerare che il prelievo è stato fatto dopo due annate in cui il terreno è stato molto spesso saturato dall’acqua per via delle piogge, quindi in asfissia; è sufficiente una annata calda o poco piovosa per creare le crepe nel terreno e permettere la sua ossigenazione.

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